Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIII – 04 luglio 2015.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Metaboliti dell’antinfiammatorio sulindac riducono le malformazioni cerebrovascolari in modelli murini. La malformazione cavernosa cerebrale (CCM), un tipo di malformazione congenita dei vasi del cervello che minaccia la vita e la salute delle persone con emorragie cerebrovascolari, crisi epilettiche e paralisi, attualmente non prevede altro trattamento che quello chirurgico. Sfortunatamente, la chirurgia in molti casi non è impiegabile o presenta un rischio estremamente elevato. Luca Bravi e colleghi di vari istituti scientifici, fra cui l’Università di Milano, l’Università di Uppsala (Svezia), l’Università di Münster, l’INSERM di Parigi e l’Istituto Mario Negri, hanno dimostrato la riduzione di malformazioni vascolari in un modello murino da parte del sulindac sulfide e del sulindac sulfone, due farmaci già in uso per altre indicazioni, che attenuano l’attività di trascrizione della β-catenina. Il sulindac (il profarmaco) è un antinfiammatorio indolico meglio tollerato dell’indometacina a prevalente eliminazione renale con lievi effetti collaterali gastro-intestinali. Un trattamento farmacologico nei portatori di queste malformazioni vascolari potrebbe prolungare la vita e migliorarne la qualità, prevenendo le temibili complicanze [PNAS Epub ahead of print 10.1073/pnas.1501352112].

 

L’ictus cerebrale induce una rapida risposta adattativa autoimmune che può migliorare o peggiorare l’andamento della malattia. Milioni di persone all’anno in tutto il mondo sono colpite da ictus ischemico, un’emergenza cerebrovascolare che costituisce anche una priorità nella ricerca neuropatologica. Ma, sebbene sia impegnato nello studio di questa patologia un gran numero gruppi di ricerca, ad oggi non si conosce molto dei meccanismi di danno e riparazione a lungo termine. Solo di recente si è accertato che l’infiammazione sterile espone antigeni derivati dal sistema nervoso centrale, che possono avviare risposte autoimmuni. Ortega e colleghi dei Dipartimenti di Neuroscienze e Neurologia del Southwestern Medical Center di Dallas (Texas), hanno dimostrato che l’ictus induce una dinamica e complessa risposta autoimmune secondaria ad antigeni neuronici, potenzialmente in grado di peggiorare o migliorare il quadro patologico dovuto a neuroinfiammazione di lunga durata. [Discov Med 19 (106): 381-392]

 

Il funzionamento cerebrale omosessuale differisce da quello eterosessuale nell’attività fisiologica di fondo del cervello. Studi di neuroimmagine hanno riportato differenze nella struttura e nella funzione cerebrale fra maschi omosessuali ed eterosessuali, anche se le basi del differente orientamento non sono state identificate. Uno studio condotto da Hu e colleghi della Facoltà di Medicina dell’Università di Hangzhou (Cina) ha dimostrato una differenza legata alle preferenze sessuali nella configurazione di attività della rete di default (default mode network). Ulteriori indagini definiranno la significatività del rilievo.

 

Comportamenti sociali diversi, legati al sesso, sviluppati da bambini-prodigio nel corso degli anni. Bambini-prodigio, ossia provvisti in età precoce di straordinari talenti, nel crescere seguono vie tendenzialmente diverse fra maschi e femmine. Secondo uno studio che ha seguito fin dagli anni Settanta un gruppo di superdotati cognitivi, gli uomini scelgono professioni ed attività lavorative di più alto prestigio e di più alto livello di retribuzione rispetto alle donne. [Sci Am Mind June 2015].

 

Quanti errori, compiuti per decenni, nella stima del rapporto fra serotonina ed attività sessuale! La serotonina o 5-idrossitriptamina (5-HT) è una molecola filogeneticamente antica, caratterizzata dall’essere il neurotrasmettitore più ampiamente diffuso nel cervello e implicato in un numero straordinario di funzioni. Dalla fine degli anni Sessanta si è ritenuto e assunto che la neurotrasmissione serotoninergica esercitasse un’influenza esclusivamente inibitoria sui meccanismi neurali che mediano il comportamento sessuale. La nozione si basava sostanzialmente sulle numerose osservazioni e prove, in animali da esperimento, di un facilitato innesco di attività sessuali per effetto di riduzione della trasmissione serotoninergica cerebrale, contrapposto alla diminuzione di manifestazioni legate all’accoppiamento che accompagna l’aumento dell’amina biogena nel cervello. Questa assunzione si è poi rivelata erronea, come altre che sono derivate da una pressione semplificativa esercitata dalla ricerca finanziata dalle case farmaceutiche, che tendevano a quick and dirty solutions finalizzate all’uso di molecole in grado di modificare a scopo terapeutico le funzioni. Intanto, negli anni Settanta ed Ottanta, si era osservato e definito che i bassi livelli di serotonina tipici della depressione si accompagnavano in genere a riduzione della libido, dell’eccitazione e dell’attività sessuale. I livelli di complessità, già intuiti dai neurobiologi negli anni Sessanta, per la mancanza di un rapporto 1/1 fra neurotrasmettitore e funzione fisiologica e la intricata e in gran parte sconosciuta organizzazione di reti e circuiti, sono stati ulteriormente definiti dalla scoperta di 14 tipi di recettori principali della serotonina, che mediano effetti eterogenei e talora opposti. Lo studio degli anni più recenti ha dimostrato che l’attivazione di alcuni sottotipi di recettori facilita, mentre quella di altri sopprime, il comportamento sessuale, l’eccitazione e la motivazione all’accoppiamento. Un’altra importante nozione, emersa dalla ricerca recente, è che alcuni tipi recettoriali presentano un marcato dimorfismo sessuale, funzionando di fatto in maniera diversa nei maschi rispetto alle femmine. Una dettagliata rassegna sul ruolo del sistema serotoninergico nelle funzioni sessuali dei mammiferi, con particolare enfasi sui roditori, è stata realizzata da Angoa-Perz & Kuhn della facoltà di medicina dell’Università di Detroit. [Behav Pharmacol. Jun 23 Epub ahead of print].

 

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BM&L-04 luglio 2015

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